Ma è proprio vero che una donna si può definire completa solo dopo aver fatto un figlio? Emanuela Fanelli non la pensa così.
Molto spesso si sente parlare di come diventare madre sia il momento di massima realizzazione di una donna. E in effetti siamo ormai parecchio abituati alla retorica della maternità, soprattutto da parte di alcuni gruppi socio-politici. Ma è proprio vero che una donna si può definire completa solo dopo aver fatto un figlio?
Sono in molti a pensarla in questo modo, donne comprese, ma altrettanti si trovano in disaccordo con questa affermazione. Emanuela Fanelli, ad esempio, comica e attrice italiana, non è di questo avviso. All’età di 38 si aspetterebbe che le scattasse il cosiddetto “orologio biologico”, quello di cui spesso sentiamo parlare, eppure per lei (e per molte altre) non è così.
“Smettiamola di chiedere alle donne perché non fanno figli”
E anzi, ha più volte ribadito la necessità di smettere di chiedere alle donne perché facciano sempre meno figli. Ovviamente al trend della denatalità contribuiscono diversi fattori, primi tra tutti quelli economici e culturali. Nelle decadi passate, infatti, la figura della donna era definita soprattutto in base al suo ruolo tra le mura domestiche, come individuo che dovesse prendersi cura del marito e dei figli.
Le cose, fortunatamente, sono cambiate, ma spesso continuiamo a risentire di qualche strascico del passato. “È ora di smettere di considerare una donna completa solo se diventa madre“, ha dunque affermato Fanelli. In generale, infatti, le donne hanno oggi la possibilità di concentrarsi sulla propria carriera, inoltre il modo di affrontare i vari step della vita è cambiato e l’aspettativa di vita si è allungata.
Una donna non è completa solo dopo aver avuto dei figli
Se prima bisognava raggiungere determinati traguardi entro un lasso di tempo prestabilito, oggi le cose non stanno più così. Le donne fanno figli sempre più tardi (sempre ammesso che li facciano), poiché le i traguardi che riguardano la propria vita pubblica sono più difficili da raggiungere e richiedono molta più attenzione di prima.
I traguardi della vita privata, dunque, passano in secondo piano, soprattutto se essi non sono più considerati elementi identitari e imprescindibili, quanto piuttosto il frutto di scelte e analisi ponderate, che necessitano del giusto tempo e delle giuste condizioni economiche ed emotive alla base.