Gianluca Grignani parla del suo percorso musicale e di cosa lo abbia penalizzato, a suo dire, nel corso della sua carriera
Per molti è un artista maledetto, uno che è esploso, con canzoni come “La mia storia tra le dita” e “Destinazione Paradiso”, che faceva innamorare le sue fan con il suo rock ed i capelli lunghi e che poi si è perso per strada per una vita personale turbolenta. Non è affatto così. Gianluca Grignani, oggi a 52 anni, padre separato di quattro figli, è un uomo consapevole e che sa quello che vuole.
Da poco è uscita la sua autobiografia “Residui di Rock’n’Roll. Diario sincero di un artista” scritta a quattro mani con il giornalista Eugenio Arcidiacono e a breve potremo ascoltare anche il suo nuovo album al quale sta lavorando come ha detto a Tv Sorrisi e Canzoni. Non uno ma tre album insime, ha precisato, da far uscire ogni sei mesi. Di sé, della sua carriera e di quello che lui è oggi, Grignani ne sta parlando a cuore aperto e ha anche spiegato perché, secondo lui, non è stato mai capito.
Gianluca Grignani ha sempre fatto tutto per la musica. Lo ha ribadito a TV Sorrisi e Canzoni: “Io non avevo intenzione di avere successo – ha precisato – Per me era più importante la musica”. Non si è mai ingabbiato in un genere musicale dimostrando di saper spaziare tra canzoni rock ma anche dal sound blues.
Una caratteristica questa che, secondo lui, lo ha penalizzato. Secondo il cantante proprio questa sua peculiarità ha fatto sì che non fosse artisticamente compreso a pieno dall’industria discografica. “Io non lo so cosa volete da me – ha precisato a BSMT – avete deciso tutto voi, a me non interessa, io faccio solo musica”.
Grignani ha spiegato che il suo è sicuramente un linguaggio rock perché “per me il rock è il popolo” ha chiarito sottolineando che il suo modo di esprimersi, dal vivo soprattutto, è quello e nulla è fatto apposta.
Gianluca Grignani ha specificato che oggi sicuramente il mercato musicale è più pronto, rispetto al passato, al tipo di poliedricità che da sempre lo ha contraddistinto. In passato però il suo non essere pop lo ha penalizzato. “Io soffrivo, impazzivo, era dura” ha ammesso sottolineando una cosa molto forte: “L’Italia non era pronta per me come forse non lo è pronta neanche oggi probabilmente, l’ho sempre pensato – ha detto senza peli sulla lingua l’artista – avevo tante qualità ma erano troppe”.
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